l'ultimo eroe by gemmell

l'ultimo eroe by gemmell

autore:gemmell [gemmell]
La lingua: ita
Format: epub
pubblicato: 2008-05-24T19:02:15+00:00


La grande sala era piena di guerrieri, seduti intorno ad una ventina di tavoli ac-costati in modo da formare un enorme quadrato aperto. Jungir Khan... che indossava un’aderente tunica di cuoio nero ricamata in oro... sedeva all’estremità meridionale della sala, con la piattaforma del trono alle sue spalle, e Chien era alla sua destra, con accanto Sukai che appariva a disagio e stava mangiando assai poco; alla sinistra di Jungir era seduto un vecchio dall’aspetto avvizzito che il khan presentò come Shotza, lo sciamano di corte.

«Abbiamo molto sentito parlare dell’abilità degli sciamani dei Nadir» commentò Chien, con un cenno del capo.

«Come noi dei maghi di corte del Kiatze» replicò Shotza. «È vero che fabbri-cano piccole macchine d’oro che volano nell’aria, ad imitazione degli uccelli?»

«Il divino imperatore ne ha tre» confermò Chien-tsu.

Shotza annuì, ma non parve convinto.

Il banchetto consistette nel consumare spropositate quantità di carne di qualità tale che nel Kiatze sarebbe stata rifiutata perfino dai cani di corte, perché per lo più era talmente frollita da essere marcia... cosa che i Nadir nascondevano coprendola con spezie piccanti. Chien mangiò poco e bevve ancora meno, perché a quanto gli era stato detto il liquore in uso fra i Nadir era ricavato dal latte acido di capra.

«Davvero ingegnoso» aveva commentato a quell’informazione, ma dentro di sé aveva pensato che era una cosa consona ai suoi ospiti.

Alle interminabili portate si alternarono esibizioni di giocolieri e di acrobati, che Chien accolse con cortesi applausi anche se erano in effetti di scarsa abilità.

«Abbiamo sentito molto parlare delle arti marziali del Kiatze» osservò d’un tratto Jungir Khan. «Il tuo ufficiale sarebbe disposto a fornirci un’esibizione?»

«Un’esibizione di che genere?» domandò Chien.

«Di abilità con la spada.»

«Con tutto il rispetto, Grande Khan, questo non è possibile. L’anima di un guerriero risiede in parte nella sua spada, che non può essere estratta se non per spillare sangue... cosa che temo non costituirebbe un’esibizione di abilità.»

«Allora sarà un combattimento fino alla morte» decise il khan.

«Temo di non capirti, signore. È forse uno scherzo di qualche tipo?»

«Io non scherzo mai quando si tratta di guerra, ambasciatore. Chiedo soltanto che il tuo ufficiale mi mostri l’abilità dei guerrieri del Kiatze, e ne avrei a male dì un tuo rifiuto.»

«Spero, Grande Khan, che non interpreterai le mie parole come un rifiuto... ti sto soltanto chiedendo di ripensarci. Il verificarsi di una morte durante un banchetto non è considerata forse una sventura?»

«Dipende da chi muore» replicò con freddezza Jungir.

«Molto bene, sire» si arrese Chien, poi si rivolse a Sukai ed aggiunse: «Il khan vuole vedere l’abilità di un ufficiale kiatze in combattimento. Asseconda il suo desiderio.»

«Come tu ordini» rispose subito Sukai, alzandosi e superando il tavolo con un volteggio.

L’ufficiale non era di alta statura né aveva le spalle molto ampie; il suo volto largo e piatto era rasato tranne che per un paio di sottili baffi che gli scendevano fino al mento, gli occhi erano neri e acuti. Sukai estrasse la lunga sciabola ricurva e rimase in attesa, sfiorandosi appena il petto con le dita.

Nel



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